A circa 8 km da Otranto si trova una delle più affascinanti località dell’intero Salento, Porto Badisco. Si tratta di una baia sabbiosa riparata dai venti grazie a due bassi promontori che la proteggono ai lati, ricoperti di profumata macchia mediterranea, fichi d’india, oleandri e ginestre.
Si pensava fosse esattamente questo il punto dove Enea sbarcò con suo padre e suo figlio dopo essere fuggito da Troia, per poi scoprirsi che in realtà l’approdo narrato da Virgilio sia stato quasi certamente Castro. La fama di Porto Badisco, oltre alla bellezza paesaggistica che la contraddistingue, è la presenza della Grotta dei Cervi, meraviglia archeologica tra le più importanti di tutta Europa.
La Grotta dei Cervi è stata scoperta dagli speleologi del Gruppo Speleologico del Salento “P. de Lorentiis” negli anni 70 e ciò che si sono ritrovati davanti agli occhi è stata una cavità abitata tra il 3000 e il 4000 a.C., in piena era neolitica. L’ambiente ha trasmesso agli speleologi un’atmosfera antichissima, che ha lasciato tracce molto vivide: i pittogrammi rinvenuti, realizzati tra 5000 e 8000 anni fa, narrano scene di vita ancestrale, caccia ai cervi, le quali danno il nome alla stessa grotta.
Ciò che si conosce oggi di questo luogo lo si deve soprattutto alle attività di studiosi e ricercatori, che hanno immortalato gli ambienti e le pitture rupestri in foto straordinarie: la Grotta dei Cervi è infatti chiusa al pubblico non solo per le difficoltà che si presenterebbero nel visitarla, ma anche per non introdurre batteri e minare quelle condizioni atmosferiche che si presentano perfette per la conservazione dei pittogrammi.
La Grotta dei Cervi è in realtà un insieme di cunicoli tra loro collegati a ricreare quasi un labirinto buio e silenzioso. I pittogrammi più antichi si trovano nella prima sala e sono stati realizzati con l’ocra rossa, raffigurando non solo scene di caccia ma anche immagini dal significato misterioso come figure umanoidi che sembrano avere piedi palmati e circoli, che potrebbero ricordare villaggi preistorici.
La sala più grande della grotta è quella che mostra, tra stalagmiti e stalattiti, pitture nere (per le quali è stato usato il guano di pipistrelli) che raffigurano la caccia dei cervi, strane figure geometriche e soprattutto spirali simbolo di rinascita.
La Grotta dei Cervi presenta poi pareti con raffigurano quello è chiamato Sciamano Danzante, divenuto oggi il simbolo del Salento legato anche al fenomeno del tarantismo e altre che mostrano tante impronte di mani. Sono piuttosto piccole, lasciate millenni or sono quasi certamente da bambini e il loro significato è ancora oggi oscuro. Forse facevano parte di un gioco, di un rito di iniziazione o addirittura un richiamo di aiuto, ma l’impatto che regalano è sorprendente ed è certo che abbia lasciato senza parole gli speleologi che, nel buio pesto, hanno illuminato per la prima volta questa meraviglia preistorica.
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