Quando si elencano le cose da vedere a Lecce, compaiono bellezze come la Basilica di Santa Croce, il Duomo, Piazza Sant’Oronzo e il Castello di Carlo V.
Eppure, la perla del barocco salentino rivela ai visitatori più curiosi anche altri luoghi di rara bellezza, meno conosciuti dai turisti. Tra queste c’è il vecchio Monastero degli Olivetani, situato sull’antica Via Appia-Traiana che collegava la città con Brindisi, nei pressi del cimitero leccese.
Il complesso monastico degli Olivetani, oggi sede degli Studi Storici dell‘Università leccese, risale al XII secolo. In particolare, la Chiesa dei Santi Nicolò e Cataldo è stata voluta espressamente dal conte di Lecce Tancredi d’Altavilla, mentre il monastero si è sviluppato su una struttura preesistente. Questa fu poi riadattata dai monaci provenienti dal Monte Oliveto nel 1494 sulla base delle proprie necessità.
Nella metà del ‘500 però Giuseppe Riccardi, che progettò la splendida Basilica di Santa Croce a Lecce, restaurò il monastero costruendo un nuovo chiostro. Come quello vecchio, è anch’esso rettangolare e circondato da colonne tortili binate. Al centro nel nuovo chiostro sorge un bellissimo pozzo sovrastato da un baldacchino, con cupola ottagonale e una mitra in cima. Simboleggia il sacramento del battesimo e ricorda moltissimo il ciborio presente all’interno della Basilica di San Pietro.
Il monastero presenta anche bellissimi affreschi raffiguranti scene di vita monastica, dipinti databili all’epoca bizantina e una sontuosa scalinata del ‘700, che è andata ad aggiungersi ad un’altra cinquecentesca.
Dalle terrazze, anch’esse settecentesche, si gode di una vista splendida su tutta la città di Lecce.
La Chiesa dei Santi Nicolò e Cataldo sorge accanto al vecchio Monastero degli Olivetani e fu eretta nel 1180 per volere di Tancredi d’Altavilla. Il conte di Lecce volle infatti così ringraziare i due santi per averlo salvato da un naufragio, avvenuto a largo di San Cataldo, una delle marine leccesi.
L’edificio subì in seguito dei rifacimenti, in particolare la facciata che fu restaurata nel XVIII da Giuseppe Cino. Restano però il rosone e il portale d’ingresso in stile romanico originario, con le due statue dei santi in chiaro stile barocco, tra decorazioni in stile arabeggiante.
All’interno la cupola, in un mix di stili normanno e arabo, è affrescata con scene dell’incoronazione e del Transito della Vergine Maria. Le cappelle laterali poi sono impreziosite da dieci pregevoli statue, tra le quali spicca quella di San Nicola benedicente. Da ammirare poi le acquasantiere realizzate sempre dal Gabriele Riccardi.
L’atmosfera nel complesso monastico degli Olivetani, impreziosito da un bel giardino di noci e profumati agrumeti, preserva ancora quella quiete e quel silenzio che lo rende davvero suggestivo e mistico, a dispetto della leggenda di padre Placido, che qui morì dopo aver cercato invano di ingannare la Morte.
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